Brunello di Montalcino: perché bisogna ripartire dai giovani

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Benvenuto Brunello 2023:

Montalcino, novembre 2023 – Come previsto, la 2019 si conferma uno straordinario millesimo: annata tardiva, presenta una qualità media molto alta con spiccate acidità, profili olfattivi nitidi dal grande impatto varietale e concentrazioni discrete. Alcune sparute interpretazioni manifestano un carattere evolutivo ossidativo precoce, evidente sia nei colori che nei profumi, già chiaramente terziarizzati prima della commercializzazione. Ma cerchiamo di affrontare alcune criticità che abbiamo riscontrato da varie testimonianze da parte dei produttori.

Cause delle numerose assenze al Benvenuto Brunello

Il Benvenuto Brunello registra una significativa diminuzione di – 30 delle presenze dei produttori quest’anno (118 partecipanti, l’anno scorso 150), una conseguenza della mancanza della presenza dei produttori nel format dell’anteprima e della data che crea criticità organizzative e logistiche per l’imbottigliamento. Molti produttori, soprattutto di piccole e medie dimensioni, effettuano l’imbottigliamento a Settembre, rendendo difficile la presentazione di vini che rischiano di non essere pronti per il poco tempo in bottiglia necessario per essere valutati oggettivamente durante il Benvenuto Brunello di Novembre. La possibilità di imbottigliare anticipatamente favorisce infatti principalmente le grandi cantine che hanno spazi e mezzi tali da consentirgli maggiore flessibilità.

Molte cantine hanno manifestato il grande disappunto per questa situazione ma hanno deciso comunque di partecipare, mentre altre, tra le quali moltissime cantine importanti della denominazione, semplicemente preferiscono disertare piuttosto che stravolgere il loro processo produttivo solo per partecipare a Novembre. Un altro aspetto critico riguarda la mancanza dei produttori nel format dell’evento e la scarsa inclusività verso gli operatori del settore. Numerose personalità rilevanti e storiche della stampa, ristoratori e clienti privati di valore, a detta dei produttori, sono stati esclusi e sono stati viste poche firme di rilievo nei momenti chiave della rassegna.

L’importanza della presenza dei produttori all’Anteprima

Recuperare la presenza dei produttori al Benvenuto Brunello risulta una priorità per tutte le cantine che abbiamo visitato (quasi 30 quest’anno) con le quali abbiamo avuto modo di confrontarci ampiamente. La presenza dei produttori è essenziale soprattutto per le piccole e medie aziende che non dispongono di grandi budget per la comunicazione. Quell’occasione rappresentava un momento strategico per unire forze con un investimento collettivo al fine di attirare clienti, stampa e creare nuovi contatti e relazioni commerciali.

Oltre all’utilità pratica e alle opportunità derivanti dalla presenza dei produttori, va considerato anche il valore umano, rituale e comunitario di trovarsi tutti insieme, una dimensione molto desiderata sopratutto dopo il periodo del Covid. Questo non può sicuramente essere sostituito dal servizio, per quanto impeccabile e di grande professionalità, delle delegazioni di sommelier lasciati da soli a presentare i vini.

A tal proposito, risulta preminente interrogarsi, non tanto sulla legittimità, quanto sull’opportunità, di creare eventi alternativi in concomitanza della cena di gala del Benvenuto Brunello da parte di singole cantine che rappresentano il consorzio e che vantano maggiore potere commerciale e mediatico. Questa scelta non ponderata può minare la fiducia reciproca tra i soci aderenti al consorzio, che hanno investito in una manifestazione moralmente ed economicamente per poi con sgomento vederla svuotarsi dei nomi più importanti, dirottati con grande savoir-faire in un evento alternativo e privato.

Momento Storico a Montalcino

In un momento chiave come questo, in cui il Brunello di Montalcino torna dopo oltre 20 anni, grazie al lavoro encomiabile di Bernardino Sani con Argiano, ai vertici mediatici del mondo grazie a Wine Spectator, e attendiamo la messa in commercio di una delle migliori annate degli ultimi 20 anni, la 2019, forse alla stregua di annate come 1997, 2004, 2010 e 2016, emerge che, sebbene la qualità media dei vini a Montalcino sia in continua ascesa, ci sono problemi strutturali che minacciano la salute della denominazione a livello di comunità.

Durante l’anteprima, il borgo di Montalcino risulta sempre più spettrale e l’impressione è che non ci sia nessuna strategia collettiva efficace per rivitalizzarlo con iniziative inclusive volte a creare comunità o promuovere il turismo e l’enoturismo in particolare.

Parlando con molti ristoratori, emerge la loro estraneità al Benvenuto Brunello, eppure dovrebbero essere i primi da coinvolgere, dalle trattorie ai ristoranti fine dining, con un’attenzione particolare perché rappresentano le figure chiave più importanti che possono farsi portavoci del Brunello di Montalcino sul territorio.

L’impressione, girando per le cantine, è che, nonostante il successo del Brunello di Montalcino, la comunità umana, fondamentale per il concetto di terroir secondo la definizione condivisa dell’INAO del 1999, sia sfibrata e disunita. Molti produttori vivono con rassegnazione la possibilità di fare sinergia e di essere supportati dal Consorzio che, con amaro disincanto, continuano a supportare in nome della lealtà, più che della fiducia.

Inoltre, l’impressione è che molti tra i produttori delle precedenti generazioni, siano grandi esperti di Borgogna e Champagne, ma ignorino totalmente i vini dei propri vicini, e in generale, si limitino a confronti che si esauriscono in piccoli gruppi snob, piccoli microcosmi di cantine che non dialogano e perseguono in modo solitario una propria strada, curando esclusivamente i propri interessi commerciali che vedono in completa antitesi ad un interesse collettivo della denominazione.

Prospettive future per il Brunello di Montalcino

Negli ultimi 20 anni in Italia, si è registrato un aumento del 180% nella dimensione media delle aziende, il che significa che molte cantine piccole hanno cessato la loro attività, mentre le 255 società italiane che da sole fatturano 10,7 miliardi di euro, ovvero circa il 90% dei profitti dell’intero settore vitivinicolo in Italia, continuano a scalare record ed accentrare il potere economico.

Bisogna pertanto interrogarsi, date queste premesse, la direzione che Montalcino vuole intraprendere: diventare uno degli ennesimi poli di accentramento economico vitivinicolo, dove il vino sarà nel corso degli anni prodotto solo da poche grandi ed enologicamente impeccabili moderne cantine, svilito a mero prodotto di consumo, o consolidarsi negli anni come una delle più importanti denominazioni di terroir a livello mondiale? Per riuscire nel secondo obiettivo, è importante smettere di svilire e mortificare i piccoli e medi produttori e la loro dimensione artigianale, che costituiscono la linfa vitale di una qualsiasi vera comunità umana. Ma questo è possibile solo se rinasce un dialogo sincero e senza infingimenti.

Un giovane enologo di una delle più grandi cantine di Montalcino, premiate quest’anno, ci confida che la sera si presenterà a una cena di amici colleghi, non con i propri pluriblasonati vini, ma con il Brunello di Montalcino 2018 di una delle più piccole e artigianali cantine della denominazione. A suo avviso, sono stati i migliori ad interpretare quell’annata. Non posso che essere d’accordo e confortarmi per il fatto che forse i giovani che iniziano ad affacciarsi a Montalcino hanno già nei geni tutte le premesse perché questo dialogo rifiorisca con grande vigore e sincera passione.

Concludiamo con la defizione integrale di Terroir dell’INAO:

Il terroir è uno spazio geografico delimitato, nel quale una comunità umana ha costruito, nel corso della sua storia, un sapere comune per la produzione, fondato su un sistema di interazioni tra un mezzo fisico e biologico e un insieme di fattori umani. Gli itinerari socio-tecnici messi così in gioco rivelano una originalità, conferiscono una tipicità e conducono a una reputazione per un bene originario di questo spazio geografico.

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Jean Marco Palmieri è il giornalista e sommelier direttore della redazione di Italy’s Finest Wines, storico portale sul turismo del vino in Italia fondato da Daniel Thomases che vanta oltre 2 milioni e 100mila lettori e 6 milioni di interazioni annuali. Il sito web curato da Jean Marco Palmieri ha lo scopo di promuovere il vino, non esclusivamente come prodotto di consumo, ma come sintesi di territori, personaggi e vitigni autoctoni. Non una guida, ma un portale di divulgazione e approfondimento per gli appassionati del vino in Italia, con focus su tre punti cardine: Storia, Filosofia e Terroir.