Daniel Thomases

Daniel Thomases giornalista del vino e degustatore d'Italia||

Who was Daniel Thomases, founder of Italy’s Finest Wines

Born in Stratford, Connecticut (USA)
Graduated in Literature at Hardvard University
Collaborator of Luigi Veronelli for over thirty years
Correspondent in Italy for the Wine Spectator (1990-1996), the International Wine Cellar (1999-2001) and the Wine Advocate ( 2003-2006)
Head of Italian voices for the Oxford Companion to Wine (Oxford University Press, 1994)
Editor of the chapter on Italian wines of the guide Hugh Johnson’s Pocket Wine Book (2001-2008)
Collaborator Il Sole 24 ore (2004- 2009)
Curator for Tusca Editions of the guides The Best Wines of Italy, The Best Wines of Tuscany and Wine & Hospitality

About the history of Italian wine and the best wines of Italy, Daniel Thomases wrote:

Write the chronicle of events that touched the entire peninsula, which involved many men and women from the Alps to islands, talk about the multiple properties that went from tiny farms to others that spanned hundreds of hectares, the countless situations and circumstances among the most disparate , it is not an easy task. But the evolution involving Italian wine is now clear and deserves to be analyzed , even if a description of this concision may obviously not do justice to the wealth of the phenomenon.

The history of Italian wine has undergone several revolutions.

La prima, da cui tutto ha preso le mosse è stata negli anni ’70, potrebbe essere definita come uno sconvolgimento tranquillo all’inizio, cominciato quasi alla chetichella, senza clamore, con solo pochi testimoni attenti che prendevano nota di ciò che accadeva. Ma, come recita il proverbio, l’acqua cheta rovina i ponti e, grazie ad un costante processo di accumulazione, il numero di vini di rilievo, sia rossi che bianchi, è cominciato a crescere, a distinguere prima intere zone, poi intere regioni. Così, il nuovo livello qualitativo, lo stesso numero di vini interessanti, caratterizzati e importanti, sono diventati ad un certo punto palesi, e la stampa enologica mondiale, che in precedenza si era occupata dell’Italia solo sporadicamente e superficialmente, ha cominciato a dedicarle articoli generosi e particolareggiati e – con frequenza sempre maggiore – ne confrontava le bottiglie con gli esemplari più famosi delle altre importanti zone vinicole mondiali.

Nell’arco di una generazione, in breve, è stata portata a compimento una rivoluzione copernicana nella percezione del vino italiano. La qualità ha richiesto scelte coraggiose, in ogni regione: un ritorno ai sani principi fondamentali di una viticoltura ed un’enologia serie, la comprensione che il vino di qualità deve essere creato passo passo, con un impegno completo in ogni fase delle operazioni. Le rese in vigna furono tagliate, spesso drasticamente, la vendemmia divenne selettiva, con lo scarto di grappoli non maturi e non perfettamente sani e un’ulteriore selezione veniva fatta in cantina. Queste fasi iniziali di sperimentazione e miglioramento furono rivolte, in grandissima parte, ai rossi. Ma negli anni ’70 prese avvio una similare rivoluzione nello stile e nella tecnica dei bianchi.

Fu accantonata la vecchia pratica di fermentare le uve bianche sulle bucce, al fine di aggiungere carattere, ma dando luogo invece a vini di una certa pesantezza, facili ad ossidarsi. Si procedette a un illimpidimento statico dei mosti in modo da fermentare solo la parte più pregiata e pulita del succo, le temperature di fermentazione cominciarono ad essere controllate, per mantenere freschezza e profumi, e i vini medesimi acquisirono una purezza, una precisione e un impatto varietale del tutto nuovi.

Gli anni ’90 hanno consolidato questo progresso e lo hanno migliorato: non essendo più sufficiente la semplice freschezza, ai vini furono aggiunti peso e lunghezza, facendoli così diventare più ricchi e ampi, e continuano a mantenere carattere e personalità specifici anche in presenza della consuetudine diffusa – anche se non universale – di affinare nel rovere.

L’altra rivoluzione è arrivata con le nuove tecnologie che hanno aiutato e continuano ad aiutare nel processo creativo dei viticoltori, che grazie a loro sperimentano, migliorano e affinano ogni fase del processo produttivo.

Ormai sembra che pressoché nessuna parte d’Italia sia rimasta fuori dalla nuova rivoluzione della qualità, grazie ad un miglioramento di criteri e risultati che hanno indotto molti a definire la situazione attuale come il Rinascimento del vino italiano.

But I remain convinced of one fact : the future success of the country will depend more and more on its ability to characterize its own precious heritage to the maximum degree, that is the Italian grapes , which give such a distinct and unequivocal personality and identity to the wines . And, just as Italian dishes, in the form of Mediterranean cuisine and nutrition, have now conquered the world, Italian wine is increasingly popular among those who seek the best .

Daniel Thomases